a cura della dr.ssa Annarosa Pacini
Ho letto qualche giorno fa una scheda che presentava, analizzando le caratteristiche dei diversi tipi di scrittura, a livello generale, le possibili dinamiche relazionali che si instaurano in una coppia. Partendo da un assunto di base: all’interno di ogni rapporto di coppia si sviluppano inevitabilmente conflitti e tensioni. Ha attirato la mia attenzione perché è un assunto che non condivido. E’ vero, nelle coppie possono esistere conflitti e tensioni, direi, in ogni tipo di relazione interpersonale, ma è davvero inevitabile?
Partendo dall’assunto che il conflitto è parte integrante della relazione, lo studio indicava i segni grafologici “favorevoli” e “contrari”, quelli cioè in grado di sopportare e magari superare un conflitto, e quelli, invece, legati a caratteristiche di rigidità, immobilismo, scarsa disponibilità e molto altro, che non solo non riescono a superare il conflitto, ma, a volte, vivono la loro vita di coppia, magari per un’intera vita, all’interno di quella dimensione.
E’ vero anche questo, vi sono persone che vivono le proprie relazioni in una dimensione costante di conflitto, o, direi, di non soddisfazione, di non comprensione. Accade ai “ho sempre ragione io e gli altri hanno torto”, ai “tu mi non mi vuoi capire”, ai “gli altri ce l’hanno con me”, ai “è colpa tua”, ai “a me manca qualcosa che invece gli altri sempre hanno”.
Mi occupo di comunicazione e relazioni interpersonali da molti anni. Abbastanza da consentirmi di elaborare una teoria, di verificarla in pratica, di creare un metodo utile a raggiungere un certo risultato. L’assunto di base è questo: il conflitto è la conseguenza di una “cattiva comunicazione”.
Ovvero, una comunicazione che non ci esprime, che non ci consente di farci comprendere dagli altri, che ci rende difficile, a nostra volta, comprenderli. Nessuno amerebbe vivere nel conflitto, anche se può sempre esservi qualcuno che affermi di star bene in quella dimensione. Spesso chi vi si trova a proprio agio lo fa perché conosce solo quel modo di comunicare, di essere, di relazionarsi. Ma la maggior parte delle persone (secondo la mia esperienza, che cito non certo perché debba far testo, ma proprio per evidenziare che si tratta di un punto di vista, assolutamente discutibile e che ciascuno deve valutare secondo i propri criteri) invece, se trova il modo ed il mezzo per stare meglio, cerca di utilizzarlo. In quest’ottica i conflitti e le tensioni sono segnali che qualcosa non va. Da ascoltare con attenzione, da utilizzare positivamente per la possibilità che offrono di cambiare e di rivalutare noi stessi e, quindi, la coppia.
Difficilmente può esservi equilibrio in una coppia se non vi è equilibrio nel singolo. Difficilmente si può trovare fuori quello che dovrebbe essere dentro. Invece, spesso l’equilibrio interiore riesce a manifestarsi all’esterno con influenza positiva.
Equilibrio che si costruisce giorno per giorno, in una dimensione dell’essere umano in continuo divenire. Così, le caratteristiche grafologiche anche meno favorevoli alla relazione o alla comunicazione, non sono altro che il “segno” di dinamiche relazionali non positive e non ottimali che l’individuo ha sofferto nelle proprie relazioni interpersonali fondanti (con le figure parentali, e, più in generale, con quelle che per lui sono state le figure di riferimento), per le quali si è riadattato, ha riorganizzato il suo modo di essere e sentire, nel modo migliore in cui ha potuto, secondo le sue esperienze e la sua vita, ma non sempre nel modo migliore per lui.
Così, il conflitto non è più una dimensione inevitabile, ma la conseguenza di ben specifiche cause. Una dimensione aperta in modo forte alla possibilità di cambiare e di risolvere. Anche se, è innegabile, vi sono situazioni in cui è più facile ed altre in cui è più difficile, persone che riescono a cambiare rapidamente ed altre che hanno forti resistenze. In questo senso può essere utile un approccio grafologico alla dinamica di coppia, per capire quali siano le caratteristiche comunicazionali individuali, come si integrano, come possono evolvere, come possono vicendevolmente influenzarsi.
La consapevolezza del ruolo che ciascuno di noi gioca all’interno della propria vita e delle proprie relazioni è un passo fondamentale per il cambiamento.
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